Autonomia Differenziata: Anche la Campania Presenta Ricorso per Difendere l’Unità Nazionale
La Regione Campania ha ufficialmente presentato ricorso contro la legge sull’Autonomia Differenziata, unendosi a Puglia, Sardegna e Toscana. Il ricorso è stato notificato a Palazzo Chigi, con l’obiettivo di far dichiarare l’illegittimità costituzionale della legge varata a giugno.
Campania e il Ricorso Contro l’Autonomia Differenziata
Il ricorso della Campania, guidato dal governatore Vincenzo De Luca, contesta la riforma Calderoli, sostenendo che mina l’unità nazionale e l’uguaglianza dei cittadini. La Regione critica l’attribuzione di competenze troppo ampie alle Regioni, che includono materie cruciali come la sanità, l’istruzione e la protezione civile. Questo, secondo il ricorso, potrebbe compromettere l’integrità dello Stato e creare disparità tra i cittadini.
I Punti Contestati nel Ricorso della Campania
Uno dei punti centrali del ricorso riguarda il ruolo del Parlamento, che verrebbe sminuito a favore del Presidente del Consiglio, responsabile di decidere l’oggetto delle intese con le Regioni. La Campania teme che questo approccio possa violare il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni, riducendo il ruolo delle Conferenze.
Altro elemento critico è l’incertezza riguardante i Livelli Essenziali di Prestazione (Lep), servizi minimi da garantire su tutto il territorio nazionale. La Campania contesta il fatto che la definizione dei Lep sia affidata al governo senza chiari principi direttivi, mettendo a rischio la coesione sociale e territoriale.
Un Progetto di Secessione Mascherato?
Il ricorso della Campania descrive la riforma come un tentativo di secessione mascherato da autonomia, evidenziando che l’assenza di nuovi oneri per lo Stato potrebbe compromettere l’efficacia dei servizi pubblici essenziali. Secondo la Regione, la legge Calderoli potrebbe destabilizzare l’ordinamento costituzionale italiano.
Cosa Succederà Ora?
La Corte Costituzionale dovrà ora valutare la legittimità dei ricorsi presentati dalle quattro Regioni. Se la legge fosse dichiarata incostituzionale, perderebbe immediatamente efficacia, segnando un punto a favore delle Regioni che si oppongono all’Autonomia Differenziata voluta dal governo Meloni.